Dal punto di vista anatomico, il naso è costituito da strutture ossee e cartilaginee rivestite di cute all’esterno e di mucosa all’interno. Le ossa proprie del naso sono localizzate nella porzione superiore del dorso; in basso seguono la cartilagine triangolare, l’alare e la sesamoide, poste in modo simmetrico su ogni lato del naso stesso. Esiste poi la cartilagine mediana, che costituisce il setto, la quale si continua in alto con strutture ossee per delimitare le due narici.

È virtualmente impossibile classificare tutte le varie alterazioni di forma della piramide nasale, ma in linea di massima possiamo considerarle come deformità per eccesso, per difetto, per spostamento e per perdita di sostanza. Ovviamente alle prime appartengono i nasi a gobba, con punta allungata o troppo larghi; alle seconde i nasi a sella, schiacciati o con punta retratta; alle terze le deviazioni del setto; ed alle quarte le mutilazioni parziali o totali, di più stretta competenza però della chirurgia ricostruttiva.

Tutte queste possibili anomalie di forma possono poi combinarsi fra loro, in modo più o meno vario, per dare dei risultati alle volte decisamente bizzarri.

La correzione dei difetti di forma del naso è un intervento chirurgico di estrema delicatezza, per le conseguenze che può avere sulla fisionomia dell’individuo. Occorrono notevole attenzione e senso estetico per riuscire a restituire all’aspetto di una persona quell’equilibrio che sembrava perduto. È opportuno poi spesso intervenire sia sulle strutture ossee che cartilaginee per ottenere un risultato globale valido e gradito al paziente. Gli interventi consistono, a grandi linee, nella rimozione delle componenti in eccesso, previa un’adeguata mobilizzazione, attraverso delle incisioni effettuate all’interno del naso, scollando successivamente i tessuti molli da quelli di sostegno e, soprattutto, da quelli che andranno rimossi parzialmente per creare il nuovo profilo. In questo modo, e con tecniche diversificate, si correggono quei difetti, come la gobba ed una punta troppo lunga o larga, che alterano la bellezza di un profilo.
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Quando l’alterazione sia invece dovuta ad un difetto di sostanza in una porzione nasale, allora l’intervento dovrà proporre una soluzione esteticamente valida, correggendo l’anomalia preesistente. Ciò si ottiene in due modi: per i difetti minimi (ma vale la pena di intervenire?) spesso è sufficiente un rimodella-mento di alcune strutture, al fine di correggere l’effetto di insieme; per quelli maggiori occorre invece procedere ad un innesto. L’innesto è in genere costituito da un frammento di osso dello stesso individuo il cui difetto viene corretto (innesto auto-logo) prelevato in genere dalla cresta iliaca (l’anca) e posizionato laddove si riscontra la mancanza di tessuto.

Entrambi gli approcci fin qui illustrati vengono utilizzati, secondo le necessità del caso, per correggere le deviazioni del setto nasale sia congenite che conseguenti a trauma. Infatti, oltre all’ovvia necessità di raddrizzare il setto, può rivelarsi utile, al fine di un migliore risultato estetico, asportare od aggiungere materia laddove sia evidente una alterazione di forma o di struttura. Come si vede, la rinoplastica non è un intervento unico, ma consiste in un’ampia serie di accorgimenti tecnici che permettono, caso per caso, di ottimizzare la procedura ai fini di un buon risultato estetico.

Dopo l’intervento, occorre portare per alcuni giorni un piccolo apparecchio gessato o una intelaiatura metallica per proteggere il naso neo-operato da traumi che, anche se lievi, potrebbero pregiudicare l’esito finale, ed ovviamente per mantenere, fino ad un primo consolidamento, il risultato ottenuto. Poi, per alcune settimane, alle volte per qualche mese, permarrà un gonfiore, un edema, dei tessuti circostanti con una scarsa sensibilità olfattiva e il classico timbro nasale della voce. Solo dopo la risoluzione di questi disturbi, espressione del recupero dei tessuti dopo il trauma chirurgico, si potrà valutare ed apprezzare in pieno il risultato dell’intervento.